L'incredibile Canapa: una storia italiana

Una risorsa sostenibile, locale e iconica.

Iniziamo oggi il nostro viaggio alla scoperta della canapa, una pianta dalle proprietà straordinarie, coltivata da tempi antichissimi e dalle infinite applicazioni.

Esattamente, già 10mila anni fa, baby, già eravamo lì a coltivarla e nessuno ci rompeva le scatole!
Questa rubrica sarà dedicata ad approfondire la canapa e a sfatarne il mito oscuro.

Oggi a parlare è Bruno, fondatore di Produce Sinapsi e de La Methode e vero innamorato della canapa. Ready? Let’s go!

Quando incontrai l’#IncredibileCanapa il mio entusiasmo fu incontenibile: una sola pianta utilizzata in oltre 50mila prodotti? Ma è un miracolo, mi dissi.

Semi di canapa da fibra
Lo stelo della pianta dopo la falciatura

Una pianta così poliedrica dovrebbe essere utilizzata ovunque, ma così non è, perché?

Il sillogismo è molto semplice: se i prodotti sono indistruttibili non c’è consumo, non c’è moda e per i grandi produttori (e imbonitori) del settore non ci sono guadagni.
Ecco perché circa un secolo fa questa e altre piante sono state demonizzate, un po’ come accadde alle erboriste nel Seicento. 

Improvvisamente, quelle donne che sapevano curare e conoscevano i segreti delle erbe diventarono streghe. E altrettanto improvvisamente, quella pianta miracolosa divenne solo una droga

In un attimo furono cancellati con un colpo di spugna 10 mila anni di storia dell’umanità; la canapa - che, fedele al nostro fianco, ci aveva aiutato a superare secoli di lotta alla sopravvivenza - diventò “brutta e cattiva”.

Un piccolo inciso alla Superquark (breve elenco assolutamente non esaustivo dei contributi che la canapa ha dato all’umanità):
- corde;
- vele;
- reti da pesca immarcescibili;
- biancheria per la casa;
- vestiti indistruttibili;
- ottima farina per panificati;
- oli e semi (i semi di canapa sono uno degli alimenti più completi, ricchi e complessi di tutto il mondo vegetale, con eccellenti proprietà curative e medicinali note da secoli);
- automobili (si hai letto bene).

Eliminato il fortissimo concorrente - la canapa, appunto - sono state prodotte, su scala industriale e sempre più grande, fibre plastiche come il nylon e il poliestere, montagne di cotoni scadenti, per far durare poco i prodotti.

Questa è una delle innumerevoli storie che la canapa porta con sé e non dimentica.

Le mannelle: fibre dopo la prima stigliatura
La fibra stigliata e ripulita dal canapulo

Una storia, anche, italiana.

A questo punto un cenno storico riguardo il nostro Paese è doveroso: nelle case di tutte le famiglie italiane per secoli sono stati presenti tessuti in canapa, capi di abbigliamento, medicinali a base di canapa (vi ricordate la “Carlo Erba”? Qui un libro per rinfrescare la memoria).

Questo accadeva a causa della grande disponibilità di fibra autoctona e per la grande diffusione delle attività a essa legate. In Italia, infatti, la canapa cresce benissimo; non a caso il nostro paese, in passato, è stato il più grande produttore di canapa del mondo, con i suoi oltre 100.000 ettari di terreni dedicati solo alla canapa.

Oggi al contrario, complice una politica miope e più interessata al profitto che non alle persone, la filiera della canapa viene osteggiata. In questo momento la produzione sul territorio italiano è quasi del tutto assente e i prodotti in commercio sono di provenienza asiatica.

Ma le realtà che provano a fare le cose diversamente ci sono. E nelle prossime tappe di questo viaggio proveremo a raccontarle. Intanto, concludiamo questa prima puntata sull’#incredibilecanapa con qualche dato tecnico.

Il bump di fibre cardate
I nastri cardati vengono miscelati migliaia di volte

La resistenza dei prodotti derivati dalla canapa ha dell’incredibile: un prodotto di fibra di canapa dura quattro volte più del cotone e può essere riciclato infinite volte.

La pianta di canapa risulta decisamente resistente alle avversità parassitarie e necessita di poca acqua, solo nella prima fase vegetativa.

É sostenibile: coltivando canapa in soli 6 mesi si sequestra più CO2 che con un equivalente terreno a bosco in quattro anni.
Il suolo utilizzato viene arricchito e depurato da metalli pesanti e tossine elaborate ed eliminate dalle profonde radici a fittone; le altre colture messe in turnazione agricola ottengono raccolti superiori fino al 40% e necessitano di meno apporti chimici.

Grazie al banco a fusi i nastri diventano stoppino
Lo stoppino bollito pronto per la filatura

I tessuti in canapa presentano caratteristiche straordinarie: data la peculiarità delle fibre cave, risulta fresca nella stagione estiva e calda nella stagione invernale.

Anallergica, è perfetta per proteggere i neonati e chi soffre di dermatiti o ha problemi respiratori, protegge dai raggi solari UV ed è antibatterica, perciò indossandola siamo protetti da virus e patogeni.

In conclusione crediamo fermamente che la coltivazione e il ripristino della filiera della canapa siano in grado di generare moltissimi nuovi posti di lavoro, come già accade nei paesi dove è stata totalmente liberalizzata.

La canapa può portare velocemente alla creazione di un indotto economico a beneficio del nostro intero Paese, e noi ci battiamo per questo.

Ti abbiamo incuriosit*?

A presto con una nuova puntata dedicata all’#incredibilecanapa, nel frattempo ti aspettiamo nei commenti al nostro post su Instagram.